Viviamo in un contesto che fa abbastanza paura e contribuisce all’ansia. Le condizioni generali di vita a cui siamo abituati come occidentali stanno cambiando fortemente. Molte certezze sono state scosse negli ultimi anni. Continuiamo ad essere sollecitati nelle nostre paure più profonde da eventi che ci sovrastano. Non è strano guardare con preoccupazione gli sviluppi della guerra in Ucraina, pensare all’impatto sulle nostre finanze del rialzo generale dei prezzi, essere attenti a cogliere nell’ambiente di lavoro segnali di pericolo per il nostro contratto in scadenza. Molti vivono in allerta pensando al futuro, molti si guardano dagli altri con timore e sospetto. Altri no.
Quando è “normale” avere paura
Stai camminando velocemente per strada, sei già in ritardo per un incontro di lavoro e mentre cammini pensi a cosa devi fare affinché tutto vada bene. Improvvisamente, un’ombra nera appare al tuo fianco, è un gigantesco alano che si avvicina pericolosamente. Come reagisci? Potresti spaventarti, ed è normale.
Stai preparando un esame importante per avere una promozione al lavoro. Mancano pochi giorni e ti senti sempre più teso. Ti preoccupa che vada male, quindi ti organizzi in modo da usare il tempo per ripassare, cerchi di mangiare e riposare bene in modo da usare tutte le tue energie per questo obiettivo. Quando arriva il momento della prova d’esame, sei nervoso ma riesci ad usare questa energia per rimanere concentrato.
È normale preoccuparsi di prove e prestazioni che possono influenzare il nostro futuro. È naturale temere esiti negativi, nella misura in cui questo ci motiva ad impegnarci.
Se la situazione implica una potenziale minaccia per la nostra sicurezza, la sfumatura emotiva della paura è appropriata. Avere timore di un pericolo ci consente di adeguare il comportamento alla situazione in modo da evitarne le conseguenze negative (fuggire, nasconderci, lottare).
La paura svolge una fondamentale funzione evolutiva, proteggendoci da rischi, attivando reazioni involontarie ad una minaccia.
È “normale” reagire con paura ad eventi che potenzialmente minacciano la nostra sicurezza, ma occorre anche sapere che
“questa emozione si associa a tutti i disturbi ansiosi, che si differenziano per l’oggetto delle paure, per il contenuto dei pensieri e delle credenze associate all’ansia, per l’intensità dei sintomi e per la predominanza di un pattern rispetto all’altro”.
(Leone, Guglielmotti e Terlato, 2020, p. 17)
Quando la paura è eccessiva: ansia e dintorni
“A differenza della paura e della preoccupazione, che di solito hanno una causa ben definita, l’angoscia (o ansia) ronza intorno al buffet dei problemi umani, posandosi su un disturbo ordinario e trasformandolo in una visione catastrofica. Ci rende agitati, ci toglie il respiro. Ci ostacola. È facile riconoscere questa sensazione di compressione e strangolamento nella radice greca della parola: angoscia viene da ang (premere forte, strangolare, essere appesantito dal dolore)”.
(Watt Smith, 2017, p. 52)
Esiste un’ansia patologica e un’ansia normale. La differenza sostanziale sta nella
- presenza o meno di un pericolo reale
- quantità di ansia percepita in rapporto alla situazione, più o meno sproporzionata ed eccessiva (dalla semplice preoccupazione del momento all’angoscia perenne)
- capacità di mettere da parte l’ansia a fronte di questioni più pressanti
- persistenza nel tempo dei sintomi (almeno 6 mesi per valutare la possibilità di un disturbo d’ansia)
- quantità e ampiezza di aree che preoccupano la persona (riguarda solo il lavoro o anche il tempo libero, le amicizie, la famiglia, i soldi…)
- grado di compromissione del funzionamento individuale nella vita quotidiana (quanto ci è d’ostacolo?)
- presenza/assenza di sintomi fisici (quale è il nostro stato generale di salute e quali indicatori di ansia ci fanno compagnia?).
Date queste premesse generali, vediamo di seguito alcune possibili evoluzioni dell’ansia, usando come riferimento il DSM-5.
Disturbo d’ansia generalizzata
Chi soffre di questo disturbo è sempre irrequieto, agitato, affaticato. Si preoccupa costantemente, in modo eccessivo, di qualsiasi cosa (lavoro, relazioni, salute) e non riesce a controllare tale preoccupazione, con un conseguente disagio nel funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree. L’ansia e la preoccupazione colorano cupamente la quotidianità e c’è un timore continuo che qualcosa di negativo accada in più aree della vita. Possono esserci altre condizioni fisiche che l’accompagnano (sindrome dell’intestino irritabile, cefalee).
Disturbo d’ansia indotta
- da sostanze/farmaci
- Da altra condizione medica
È importante rendersi conto quanto la nostra salute possa condizionare gli stati d’animo.
A volte l’ansia dipende da sostanze che ci intossicano temporaneamente o dall’astinenza da tali sostanze: tossine assunte accidentalmente o sostanze psicotrope assunte in modo indiscriminato e poi sospese.
Altrettanto può capitare di provare ansia come effetto fisiologico di altre condizioni mediche: disturbi endocrini, cardiovascolari, respiratori, alterazioni metaboliche e malattie neurologiche possono causare sintomi ansiosi.
Fobie
Le fobie sono reazioni di paura molto forte a stimoli specifici, come animali, ambienti, situazioni e altro ancora. Le fobie vengono indotte dalla presenza dello stimolo e ingenerano comportamenti di evitamento e fuga, in modo sproporzionato rispetto alla pericolosità reale dello stimolo.
- Fobia specifica: chi ne soffre ha una paura e ansia molto forti ogni volta che si trova di fronte ad oggetti o situazioni specifiche (come volare, vedere il sangue, ragni, o altro ancora) e cerca di evitarli ad ogni costo. Quando non riesce a farlo, prova un’emozione sgradevole di forte intensità ed un’attivazione fisiologica.
- Fobia sociale: l’ansia e lo spavento riguardano le interazioni sociali e la possibilità di essere esaminato, osservato, con la fantasia di una valutazione negativa con conseguenti emozioni di imbarazzo, vergogna.
- Agorafobia: a fronte di almeno due situazioni varie (essere tra la folla, sul bus, all’aperto, in spazi ristretti, soli fuori casa) la persona immagina che in caso di bisogno non possa ricevere aiuto se dovessero presentarsi panico ed ansia estrema, quindi evita le situazioni stesse.
Panico e disturbo di panico
Il panico è un’emozione molto forte, che prende improvvisamente, la razionalità scompare, si pensa di morire, resta un disperato senso di autoconservazione e il tentativo di sentirci di nuovo al sicuro. Può capitare quando ci troviamo in una ressa che diventa pericolosa, o di fronte ad un incendio, o un terremoto.
Altre volte, invece, può apparire senza alcuna causa: improvvisamente ti manca l’aria. Il cuore batte all’impazzata e lo spazio in cui ti trovi sembra rimpicciolire. Il petto è pesante, fa male, sudi e temi che arrivi un infarto, e la paura amplifica le sensazioni.
Con il disturbo di panico, la persona sperimenta ricorrenti attacchi inaspettati e teme che possano ripresentarsi, evitando quindi di trovarsi in situazioni che associa all’evento.
Gli attacchi di panico possono presentarsi assieme ad altri disturbi, per questo una diagnosi esperta diventa importante per comprendere cosa fare.
Ansia secondaria a patologie psichiatriche
L’ansia esagerata può accompagnare altri disturbi mentali, come la depressione, la schizofrenia, il Disturbo ossessivo-compulsivo e svariati disturbi di personalità.
Dobbiamo allora aumentare l’ansia che già proviamo per la paura di soffrire anche di altro?
Assolutamente no. Non dobbiamo però fare finta che sia tutto normale se quello stiamo soffrendo molto.
Perché alcuni hanno tanta ansia e altri meno?
L’emozione non corrisponde solo alle complesse reazioni fisiologiche che istintivamente si attivano: gli occhi si spalancano, l’udito si acuisce, il cuore batte in fretta, cambia il ritmo del respiro (diventa affannoso o, all’opposto, tratteniamo l’aria). Molto dipende dall’interpretazione che velocemente facciamo della situazione, la quale a sua volta è influenzata dalle nostre convinzioni al riguardo.
In generale, molto dipende da
- fattori ereditari e tratti di personalità (inibizione, introversione, nevroticismo) che favoriscono una predisposizione all’ansia, ma non sono mai una certezza che l’ansia patologica si manifesti
- esperienze precedenti, positive o negative, che richiamano quella attuale
- storia educativa familiare per cui si è imparato che c’è da avere paura di tutto o viceversa che non bisogna avere paura
- convenzioni sociali che condividiamo con il nostro gruppo di riferimento per cui è appropriato reagire in modo calmo o variamente agitato.
Naturalmente la cosa è complessa, ma è importante cogliere come la paura di per sé è positiva, e quello che a volte manca è la capacità di gestirla e che anche dall’ansia si può guarire.
Cinque azioni da NON FARE in caso di ansia eccessiva
- Pensare che passerà da sola se si resiste abbastanza: questo è vero quando l’ansia è quella “normale”, perché aumenta a fronte dello stimolo e sparisce da sola quando la situazione è risolta. Se l’ansia, l’irrequietezza, l’inquietudine sono compagne quotidiane e interferiscono, allora resistere non serve. Serve prendersi cura del nostro disagio.
- Continuare a costruire la quotidianità attorno alla paura, evitando attivamente situazioni e stimoli e riducendo la propria vita entro le mura rigide ed altissime di ciò che è noto.
- Cercare in farmacia soluzioni ai sintomi senza verificare con il proprio medico il senso dei sintomi che si manifestano. Le soluzioni da banco possono anche avere effetti collaterali sgradevoli.
- Andare dal medico dicendo “Ho l’ansia” e farsi prescrivere sedativi, calmanti, psicofarmaci. Alcuni medici sono molto scrupolosi e fanno un’intervista accurata focalizzata sui sintomi, prima di prescrivere medicinali che hanno conseguenze rilevanti per la salute fisica e mentale. Prescrivono analisi ed esami per accertare che l’ansia non dipenda da condizioni di salute di tipo organico. Escluse queste ragioni, procedono ad una prescrizione e seguono il paziente nel tempo, in modo da controllare che i farmaci prescritti funzionino correttamente e aiutino la persona. Alcuni sono meno accurati e si fidano delle affermazioni generiche del paziente. Se preferisci affrontare l’ansia con un approccio strettamente organico, che lavori cioè sulla componente fisica, sui sintomi, allora verifica che il tuo medico proceda in modo accurato.
- Rivolgersi a counselor, coach, pedagogisti, o altre professioni emerse negli anni che offrono servizi di supporto psicologico senza un’adeguata formazione nel campo della diagnosi psicopatologica. Quando c’è un disagio psicologico DEVI rivolgerti ad un professionista sanitario, regolarmente iscritto ad un Ordine regionale. Questo ti tutela.
Cosa fare se si soffre di ansia eccessiva
Prendersi cura di sé è fondamentale. Dobbiamo rinunciare all’idea magica che il disagio passerà da solo, o che qualcuno si accorgerà che stiamo male e si occuperà di noi. Piuttosto, prendiamoci la responsabilità dei nostri vissuti (emozioni, pensieri, comportamenti).
Questi sono alcuni suggerimenti pratici:
- Riconoscere che il disagio psicologico si manifesta anche attraverso il corpo e le emozioni e che occorre darsi ascolto rispetto ai segnali che corpo e mente danno. Negare ciò che accade non aiuta affatto a stare meglio, ma contribuisce all’acuirsi nel tempo dei problemi. Quello che proviamo ci comunica qualcosa. Diamoci ascolto e fidiamoci del nostro sentire.
- Escludere patologie di salute che concorrono a dare sintomi di ansia: cardiopatie, patologie endocrine e polmonari possono indurre sintomi riconducibili all’ansia. L’uso di sostanze psicoattive può aumentare il rischio di sintomi ansiosi: alcol, caffeina, ma anche corticosteroidi, prodotti per perdere peso. Fare un’analisi di come e cosa mangiamo e beviamo, prenderci cura delle nostre condizioni di salute fisica è un primo passo per comprendere se parte di ciò che proviamo può essere legato al corpo. Se così fosse, abbiamo un piano per stare meglio!
- Se l’ansia è ancora a livelli contenuti e non crea troppo disagio, va bene cercare strategie per
o imparare a rilassarsi (yoga, mindfulness, training autogeno)
o scaricare la tensione (attività aerobica a piacere, occasioni di divertimento)
- Se l’ansia non passa, o rimane a livelli eccessivi, allora va bene trovare uno specialista della salute mentale con cui verificare la propria condizione e a cui appoggiarsi in un percorso per stare meglio. I servizi territoriali per la salute mentale sono uno strumento importante, praticamente gratuito. A volte tempi e modi del servizio pubblico non coincidono con le esigenze individuali. In alternativa, è possibile rivolgersi a professionisti che svolgono la libera professione. Suggerisco caldamente di cercare psicologi o psicoterapeuti regolarmente iscritti negli Ordini regionali.
Se vuoi iniziare con me un percorso di consulenza psicologica, contattami.
Bibliografia e fonti di ispirazione
American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta edizione. DSM-5. Tr.it.
Leone Guglielmotti, R. e Terlato, V. (2020). Il trattamento dei disturbi d’ansia, secondo l’approccio dell’analisi transazionale relazionale e intersoggettiva. In Neopsiche, 29, pp.10-50.
Watt Smith, T. (2017). Atlante delle emozioni umane. UTET