Ci troviamo continuamente a prendere decisioni, dalle più piccole, come l’abito da indossare, all’auto da comprare, al viaggio da fare. Scelte che implicano l’espressione di una preferenza ma pochi rischi in caso di errore. Altre decisioni sono invece centrali per la qualità della nostra vita: il partner con cui impegnarsi sentimentalmente, il lavoro, il regime alimentare. In questo caso, vantaggi e svantaggi sono ben più significativi. per l’impatto potenziale.
La competenza decisionale costituisce una delle life skills per una vita soddisfacente. Vuol dire sapere scegliere in modo adeguato e soddisfacente, valutando le opzioni disponibili e le loro conseguenze nelle diverse situazioni e in differenti contesti di vita.
Decisioni ed emozioni
Abbiamo visto nell’articolo “Stress, emozioni e decisioni: il modello conflittuale” quanto lo stress che deriva dal conflitto decisionale abbia un ruolo nelle scelte: esso favorisce l’attuazione di alcune modalità rispetto ad altre.
Ma lo stress non è l’unica reazione che avvertiamo mentre ci prepariamo a scegliere. Altre emozioni accompagnano il processo decisionale, alcune positive, altre meno.
Il processo di scelta non si esaurisce nel momento dell’espressione di una preferenza, esso continua con l’attuazione della decisione presa. Anche dopo avere scelto, le emozioni continuano a nascere in noi.
Emozioni prima della scelta
In questa sezione approfondiamo alcune emozioni che accompagnano le fasi iniziali del processo decisionale.
Il rimpianto anticipato
Quante volte ci è capitato di preoccuparci per le perdite possibili implicate nella scelta da fare? Di non riuscire a decidere, come se qualcosa mancasse ancora nella nostra valutazione? Il rimpianto anticipato consiste nella preoccupazione di evitare degli errori e di non pentirsi di ciò che si farà e svolge una funzione fondamentale. Questa preoccupazione ci trattiene di solito dall’impegnarci fino a quando non siamo sicuri di avere considerato in modo adeguato le conseguenze, soprattutto negative.
Le perdite possono di quattro tipi:
- le perdite utilitarie per sé
- le perdite per le persone significative
- l’autodisapprovazione
- la disapprovazione sociale.
La valutazione dei danni materiali e morali nella fase che precede la scelta è importante per evitare il rimpianto e le emozioni ad esso legate, come il senso di colpa e l’umiliazione.
Scegliere senza considerare in modo attento tutti gli aspetti implicati comporta il rischio di essere esposti a rovesci non previsti, a ferite per la propria autostima e a cambiamenti nella considerazione delle persone importanti.
Ci sono quindi scopi immediati legati alla situazione decisionale contingente.
Ci sono anche obiettivi costanti per la persona come il mantenimento dell’auto-stima e dell’approvazione sociale, soprattutto delle persone più care.
Il rimpianto anticipato svolge la funzione fondamentale di motivare la persona ad avere una visione chiara e completa della situazione prima di impegnarsi, perché risolvere il conflitto decisionale troppo in fretta significa esporsi al rischio di rimpiangere la scelta fatta.
Timore di sbagliare e indecisione
La tendenza a non decidere in fretta produce in genere buoni risultati.
Talvolta, però, essa viene influenzata dalla consapevolezza di non potere conoscere tutte le conseguenze possibili di un’azione, che comporterà quindi incertezza e rischio.
Questo produce la paura di ciò che può avvenire che spinge a posporre il momento dell’azione ad un tempo indefinito.
Il timore di perdite imprevedibili può avere un valore adattivo, ogni qualvolta porta ad essere cauti, ricontrollando quanto si conosce e cercando dati addizionali.
La paura delle conseguenze può essere disfunzionale, invece, se la continuazione dell’azione già iniziata fa correre il rischio di realizzare conseguenze altrettanto pericolose, se non peggiori, di quelle che deriverebbero da un cambiamento del comportamento.
Prendiamo il caso di una donna che scopre di avere un nodulo al seno. Cosa dovrebbe fare? Quali alternative ha di fronte a sé?
- Andare dal medico
- Aspettare e vedere se il nodulo sparisce.
La decisione più saggia è di rivolgersi al proprio medico in fretta per chiedere un consulto. Continuare a comportarsi come se niente fosse accaduto implica il rischio di un peggioramento perché permetterebbe ad un eventuale tumore maligno di svilupparsi e diffondersi.
Ma andare dal medico comporta il rischio di vedere confermati i propri timori sul tumore, forse di doversi sottoporre ad una mastectomia e ad eventuali trattamenti di chemioterapia. Forse rischierebbe di morire.
Le paure legate all’eventuale scoperta del tumore la spingono a rimandare la visita con varie scuse ad un momento migliore. Il comportamento di fuga la espone, però, al rischio crescente della malattia. Ci sono emozioni quindi, che condizionano il nostro modo di affrontare le decisioni. Lo stress e il rimpianto anticipato ci aiutano o ci ostacolano favorendo una modalità di risoluzione del conflitto rispetto ad un’altra.
Emozioni dopo avere scelto
Cosa capita quando abbiamo selezionato l’alternativa e l’abbiamo messa in pratica? Altre emozioni arrivano, come il senso di obbligazione e di impegno che proviamo quando la decisione diventa effettiva.
L’impegno (commitment) legato alla disapprovazione sociale
Con il passaggio all’azione noi ci leghiamo a quanto abbiamo scelto, esponendoci al giudizio degli altri. L’approvazione sociale è uno degli elementi fondamentali inclusi nella valutazione delle alternative e cambiare idea implica il rischio di perdere l’appoggio delle persone significative. Questo perché se si dimostra di non essere sicuri di ciò che si fa, significa che la decisione presa non è giudicata bene dalla persona che ha fatto la scelta.
Questa incertezza e mancanza di convinzione implica il dubbio che la persona non sia in grado di scegliere bene, altrimenti sarebbe maggiormente legata a ciò che sta facendo. Ciò la rende non del tutto affidabile e gli altri diminuiranno la loro approvazione.
L’effetto deterrente dell’impegno rispetto al cambiare idea viene talvolta consapevolmente utilizzato per mantenere la propria decisione. Chi fa la dieta o vuole smettere di fumare spesso informa le persone attorno a sé, perché la consapevolezza di avere messo in gioco la loro approvazione lo renderà più resistente alla tentazione di cambiare.
Impegno e auto-approvazione
Non è solo la preoccupazione di ciò che pensano gli altri ad influenzarci.
Il grado di fatica, lo sforzo cognitivo e l’investimento emotivo legati alla scelta influenzano il grado dell’impegno ad aderire ad essa.
È naturale pensare che dopo avere speso giorni e notti per decidere se accettare un lavoro in un’altra città si sarà poco disponibili a cambiare la propria scelta pur rendendosi conto di eventuali difetti non rilevati in precedenza. Fare questo significherebbe ammettere di avere sbagliato, di non essere in grado di decidere in modo soddisfacente, il che sarebbe un colpo alla propria auto-stima.
Se la forza dell’impegno preso aiuta a mantenere fede alle proprie scelte, c’è un’emozione che talvolta produce l’effetto opposto: il conflitto post-decisionale.
Il conflitto post-decisionale e il rimpianto spontaneo
Nel periodo che segue l’esecuzione della decisione, a volte elementi nuovi emergono e contribuiscono a far nascere la sensazione di avere commesso un errore.
Allora, nasce la spiacevole sensazione del rimpianto, stimolata dalle perdite in parte previste che si realizzano nel corso dell’azione, o dal ricordo di ciò a cui si è rinunciato selezionando un’alternativa rispetto ad un’altra.
Il “rimpianto spontaneo” (Janis & Mann, 1977, p. 311) dà la misura dell’intensità del conflitto post-decisionale.
Di nuovo, tornano forti emozioni negative, questa volta legate alla sensazione di avere sbagliato: senso di colpa, rabbia e profondi dubbi non solo sulla scelta fatta, ma sulle proprie capacità di decidere. Sentire i limiti della situazione può portare a reazioni diverse, cioè alle modalità di gestione del conflitto già viste altrove.
- Con la fuga difensiva si riafferma la decisione già presa. Si può evitare il conflitto
- sospendendo qualsiasi azione risolutiva (procrastinare), spesso con metodi che distraggono dal problema pressante, come l’abuso di alcool o sostanze stupefacenti, o stancandosi con attività fisiche.
- Un’altra modalità di evasione consiste nel negare le proprie responsabilità, attribuendo il fallimento alle circostanze avverse o ad un capro espiatorio.
- Infine, si può mantenere la propria posizione sostenendola ad oltranza attraverso razionalizzazioni ed altri meccanismi di difesa. Così si può calmare, almeno temporaneamente, il conflitto interiore. Se però questo riappare, allora occorre modificare la modalità di gestione.
- Si può utilizzare l‘iper-vigilanza: si cambia rapidamente il corso di azione attuale modificando le emozioni e gli atteggiamenti verso la decisione precedente, perché diventa indispensabile alleviare la tensione originata dalla consapevolezza dell’errore fatto. Così si annulla la scelta sbagliata agendo come se non si fosse mai fatta.
- Con la modalità vigile la persona comprende i rischi del cambiare così come quelli della decisione attuale e riesce a modificare l’azione iniziata attraverso piccoli passi. Così arriva ad una soluzione di compromesso che elimina le difficoltà maggiori che avevano creato il conflitto emotivo.
Nonostante le prevedibili differenze individuali nella predilezione di una forma di risoluzione del conflitto post-decisionale rispetto ad un’altra, di solito si può passare da una modalità all’altra.
Quali sono le tue modalità di scelta? Quali emozioni accompagnano le tue decisioni e quanto frequentemente ti penti di quel che hai deciso?
La consulenza psicologica specifica sulle scelte è la decisione giusta da prendere per evitare di incorrere in pessime decisioni ed acquisire strategie più efficaci per il futuro.
Bibliografia
JANIS, I. L., & MANN, L. (1977). Decision making: a psychological analysis of conflict, choice and commitment. New York: The Free Press.
Estratto dalla tesi di laurea
Matini. C. (1995). Prendere decisioni e l’assunzione dei rischi nell’adolescenza. Modelli teorici e prospettive educative.