La chiusura delle scuole e l’uso della didattica a distanza nel periodo lungo e difficile della pandemia sono storia recente. Per mesi, gli insegnanti, gli studenti e le famiglie hanno vissuto nell’incertezza su cosa sarebbe accaduto, preoccupati per la didattica ma anche e soprattutto per gli esiti di ciò che stava accadendo. Questo ha ingenerato una situazione di stress continuo con cui ciascuno ha dovuto confrontarsi.
Intanto, le singole realtà scolastiche si sono organizzate per garantire un servizio di continuità didattica, appoggiandosi alle più svariate piattaforme digitali e soluzioni tecnologiche.
Non è mia intenzione soffermarmi sugli aspetti tecnici, che lascio a chi è più esperto di me. Mi interessa qui approfondire l’impatto psicologico della didattica a distanza su chi, da un momento all’altro, si trova a doverne garantire la realizzazione efficace: gli insegnanti.
Difficoltà e sfide della didattica a distanza
Nel mio piccolo, faccio formazione a distanza dal 2016, collaborando con Scintille.it, la Casa editrice La Tecnica della Scuola, Sanoma-Pearson nella realizzazione di corsi online.
Mi sono quindi confrontata con una serie di difficoltà di vario tipo:
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Imparare ad usare la tecnologia: ho dovuto apprendere l’uso di GotoWebinar, una piattaforma digitale che consente delle videoconferenze in cui si possono proiettare slide, parlare ed essere visti tramite webcam. E’ anche possibile interagire direttamente coi partecipanti che scrivono via chat. Loro non possono parlare o farsi vedere. Non ho avuto lo stress di dovere scegliere da sola quale strumento usare e poi imparare ad usarlo in modo efficace.
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Adattare il modo e ritmo della relazione educativa alla distanza: ho dovuto confrontarmi con l’enorme limite dell’assenza di interazione diretta. Il contatto visivo con i partecipanti per me era fondamentale per adattare la spiegazione al ritmo di comprensione dell’uditorio.
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Modificare la didattica dall’aula alla distanza: ho dovuto progettare i contenuti con un percorso logico scegliendo con cura crescente (in base all’esperienza) il linguaggio da usare, l’efficacia visiva delle slide, il ritmo del discorso e delle pause per la revisione e il controllo della comprensione.
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Gestire la relazione con i partecipanti: all’inizio, il modo di stare in relazione mi sembrava estremamente rigido e asettico. In aula sono solitamente molto interattiva, attenta ai tanti segnali di attenzione e distrazione. Mi preme tenere massimamente coinvolto il gruppo con e uso il Cooperative Learning e altre metodologie didattiche attive e partecipative. Ho dovuto trovare nuovi modi per favorire la loro partecipazione.
Credo che le mie difficoltà siano state molto simili a quelle che migliaia di insegnanti stanno sperimentando quotidianamente da qualche settimana, con una notevole differenza in termini di
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intensità e durata nel tempo dell’impegno richiesto: io faccio corsi di 4-6 ore, un insegnante ha una continuità didattica quotidiana che richiede costantemente di produrre materiali, compiti, prove di valutazione, correzioni e feedback;
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quantità di lavoro necessario: la progettazione di un corso online a me richiede alcune giornate di lavoro, mentre per un insegnante la progettazione di nuove attività è continua, senza un attimo di requie.
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riciclabilità del lavoro: se un mio corso funziona, so già che potrò ripeterlo in una nuova edizione, valorizzando quindi l’impegno della produzione. Per gli insegnanti questo al momento non è affatto contemplato, anche se non sarà da escludere che anche in seguito si potrà usare maggiormente la didattica a distanza;
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grado di sostegno tecnico disponibile nell’apprendimento: quando ho imparato ad usare GotoWebinar, la piattaforma digitale che adesso conosco abbastanza bene, ho potuto usufruire del supporto costante di Giulia, Daniela e Francesca, figure essenziali in caso di ostacoli tecnici per me e i fruitori dei corsi online, attive ogni volta che faccio un corso. Credo che questo sia l’aspetto più delicato
Stress lavoro-correlato e didattica a distanza
In un tempo in cui la scuola ha chiuso i battenti per garantire a tutti il diritto costituzionale alla salute, la sospensione delle attività didattiche in aula ha implicato una rivoluzione per le routine consolidate della stragrande maggioranza degli insegnanti italiani. Dal 4 marzo 2020 un DPCM ha reso la didattica a distanza il modo di fare scuola.
Come fare lezione online? Come rendere le lezioni accessibili agli studenti e come collaborare con altri insegnanti? Ci sono già docenti capaci di affrontare questa delicata sfida, cioè la garanzia della prosecuzione delle attività didattiche con modalità a distanza. Ma sono una minoranza, mentre il resto si confronta con una grande quantità di stress a fronte di un risultato altamente incerto, in assenza di precedenti esperienze.
Questa sperimentazione comporta per gli insegnanti uno stress prolungato nel tempo di cui occorre prendersi seriamente cura. Lo stress è “una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative riposte in loro” (Accordo Europeo sullo stress lavoro correlato, 2004).
Per molti insegnanti questa definizione calza a pennello. La didattica a distanza, obbligata dalle circostanze eccezionali, non ha fatto parte di un percorso di crescita professionale pianificato dalla comunità scolastica. L’e-learning non è il risultato di una programmazione sulla base di obiettivi definiti congiuntamente, né è stata adottato con una scelta personale che favorisce la motivazione all’apprendimento e alla pratica. Non ha nemmeno consentito un graduale adattamento, un percorso di sviluppo delle competenze correlate alla didattica a distanza che fosse basato su un processo di apprendimento esperienziale.
Piuttosto, siamo in una logica di apprendimento per errori, in cui ciascun insegnante si confronta con la tecnologia e la usa al meglio possibile. Si è insomma risposto ad una situazione di emergenza, il cui impatto psicologico e sociale personale, è tuttora da valutare.
La richiesta di un impegno forte, lo sforzo continuo nella prestazione professionale su binari finora inesplorati, la solitudine relativa nella sperimentazione della didattica a distanza rischia di lasciare un segno negli insegnanti. È abbastanza naturale che il singolo abbia dubbi sulle proprie risorse e su quelle ambientali per corrispondere positivamente alle richieste ambientali.
Siamo una situazione di prolungato stress lavorativo che rischia di evolversi nel tempo in un disagio psicologico, fisico e comportamentale, arrivando per alcuni al rischio di burn-out.
Ancora peggio per tutti quei docenti non di ruolo, la cui precarietà professionale si somma a quella esistenziale che il coronavirus sta ricordando a tutti.
Cosa fare per lo stress dell’insegnante?
In questa fase, diventa essenziale non rimanere soli nella difficoltà ma ricorrere alle opportunità che la rete offre.
Comunità e gruppi virtuali di insegnanti si confrontano ogni giorno su Facebook, docenti esperti condividono risorse e suggerimenti pratici. Sono moltissimi i corsi online gratuiti sulla didattica a distanza.
La diffusione delle conoscenze favorisce l’arricchimento di risorse personali, indispensabili alla costruzione della competenza professionale del “docente a distanza”.
Molto meno considerato è invece l’impatto emotivo di tutto questo sulla persona – insegnante. Eppure, prima che professionista, ogni lavoratore è un essere umano.
Siamo all’inizio di una rivoluzione che arricchirà la nostra vita o è solo la risposta affrettata ad un’emergenza?
Sarà il tempo e la politica che dovrà dircelo.
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